Linda mi scrive: La sera che inizia quando arrivi al bancone, uno - due - tre cuba. Perchè tanto il primo neanche lo senti, il secondo scende e non te ne accorgi, il terzo ha sempre lo stesso sapore. E poi qualcosa scatta: hai imparato a riconoscere il momento preciso in cui l’interruttore si accende. Potresti anche controllarlo, ma non lo fai mai. E alla fine non sai nemmeno più come ti chiami. Non lo vuoi sapere, hai fatto di tutto per dimenticarlo. Per ritrovarti tra due mani sconosciute che ti amano come vorresti. Ma non lasciano nulla, l’odore di un altro che non resta con te, ma che non dà e non chiede e rende tutto più facile.
Se solo non ci fosse il mattino. E l’altra te che ti guarda allo specchio e ti odia perchè è lei che deve vivere la tua vita normale: la corsa in ufficio, le riunioni, le responsabilità. Quella che gli altri credono che tu sia, quella che tu ogni tanto vorresti essere.
Perchè ci "stampiamo", chi dopo una settimana di lavoro vuole dimenticarsi di sè stesso, degli impegni in agenda, di riferire a qualcuno, i ragazzi che senza apparenti problemi, se non la smania di apparire, esagerano senza conoscere il limite.
Perchè per divertirci dobbiamo andare necessariamente "oltre"?
26 commenti:
Linda for president!
...per quanto riguarda il fatto di "stamparsi":
l'acool, nella giusta dose e nella situazione corretta, e' un incredibile catalizzatore di emozioni ...quindi.... perche' no??
...avanti i moralisti che nn han bisogno di bere per divertirsi!
chi decide la giusta dose e la situazione corretta? tranquillo, sono la prima a bere (tanto - ti assicuro) ogni volta che ce n'è l'occasione. ma so che quello che scrive linda è vero. un limite esiste, ma ogni volta lo scavalchi in punta di piedi. che male può fare? io dico che può farne molto.
andare oltre, non ignorando il limite ma con la precisa volontà di superarlo. E' questo che faccio quando bevo. La mia non è mancanza di controllo, ma un calcolo anche quello. Scelgo di ubriacarmi per riuscire a dire tutto a tutti, per giustificare con gli altri quegli atteggiamenti "frivoli" che non mi appartengono, per ballare, io che non ballo mai, per stare con un ragazzo con la stessa leggerezza delle mia amiche. Il giorno dopo tutti diranno, non è lei, lei non è così, aveva solo bevuto troppo... E questo mi fa star bene, perchè in fondo è vero, perchè io a quel ragazzo che si è svegliato accanto a me nel letto ci penso ancora...
anonimo dice: "andare oltre, non ignorando il limite ma con la precisa volontà di superarlo. E' questo che faccio quando bevo."
questo è molto interessante, perchè capovolge la prospettiva e la sposta sull'intenzionalità di "stamparsi"
poi caro/a anonimo/a ti chiedo, perchè devi giustificare agli altri quello che ti va di fare, non ti crea uno sdoppiamento tra quella che appare e quella che in alcune circostanze vorresti essere? (vedi racconto di Linda)
io sono tutte e due quelle persone, che ci piaccia o no, non c'è sempre coerenza dentro di noi. Gli altri non sono il motore di questo meccanismo, ne fanno semplicemente parte.
P.S. il titolo "perchè ci stampiamo" è orrendo, poco in sintonia con quanto ha scritto linda.
Ho bevuto davvero troppo una sola volta e ho ricordi orrendi di quella sera..sensazioni di totale stupidità, mancanza di carattere, voglia di essere qualcun altro. Poi basta, bere buon vino a tavola è un'arte, è cultura da carpire ma bere la sera per "stamparsi"e "catalizzare emozioni"...(cosa vuol dire???????)mi sembra davvero inutile.
Caro anonimo,
la tua osservazione è sagace, il titolo "perchè ci stampiamo" è volutamente evocativo e lascia spazio poi ad un racconto, quello di Lidia, che si scontra con esso.
Penso stia alla sensibilità di chi posta parlare dei valori dell'etilometro al di fuori di una discoteca o cogliere quel qualcosa che va più a fondo del "perchè ci stampiamo", tu hai focalizzato l'attenzione su quello che credo sia l'aspetto più interessante (non volevo però replicare nel titolo ancora una volta la parola Sesso ;)
Un po forte quello che scrive Linda: sia ben chiaro, qualche bevutella la faccio anch'io, e un paio di volte sono arrivato anche al "limite" (vedi serata "sergio racine" per chi mi conosce al MIP).
Ma stamparsi con regolarità ogni venerdi sera, sentire il bisogno di non controllarsi per divertirsi o per trovare amori facili "che il giorno dopo non ricordi la faccia" non mi trova d'accordo.
E sia inteso, condanno la "regolarità " del ripetersi della cosa, non la cosa in sè.
Consiglio a tutti quelli che appoggiano la teoria dello stamparsi di fare un po di autocritica: anzi, al mattino mettiamoci tutti davanti ad uno specchio. Guardiamoci nello specchio…
Se guardate bene capirete che non avete bisogno di null'altro che di voi stessi per passare una bella serata.
ha ragione giamma come sempre. divertente una volta, anche due. poi la regolarità dovrebbe stancare proprio in quanto tale. è la chiusura davanti allo specchio, giamma, che mi lascia un pò perplessa. mica tutti vedono la tua faccia quando si specchiano...
Io mi accorgo di essere andata oltre quando mi tolgo le scarpe!:-)
la differenza la fa sempre il "come", lo dice Giamma, lo dice l'ironia dell'ultimo anonimo ;)
la sottile linea tra esagerazione e divertimento, la sottile linea tra quello che siamo e quanto vorremmo essere altro
la sottile linea tra come siamo
..e come vorremmo apparire agli occhi degli altri.
non tanto di come vorremmo apparire agli occhi degli altri ma piuttosto di come vogliamo apparire a noi stessi...l'incapacità di essere realmente ciò che siamo e di prenderne coscienza per vivere e divertirci meglio. La perdita del controllo ci solleva dalle nostre paranoie e paure di non essere accettati come vorremmo...
Appunto, 'non essere accettati'. Quindi il ruolo dell'Altro è prioritario.
non ne sono del tutto convinta....all'inizio te la prendi con gli altri se non ti senti accettata o libera di esprimerti... ma alla fine ti arrabbi con te stessa perchè non riesci a lasciarti andare e a fregartene
non credo che ti ubriachi per il semplice piacere agli altri...
adesso linda non c’è. è ancora presto per lei, ora che sono qui davanti al computer lucida-precisa- concentrata. La aspetto tra poche ore. La guarderò negli occhi passando il rimmel tra le mie ciglia.
Si aspettava di più dai tuoi lettori, druso.
Nessuno che abbia capito il gioco al massacro che ho messo in atto. Parliamo di divertimento? Io parlo di distruzione. Della vergogna che provo a ripensarmi in balia di quell’ebbrezza, della vergogna che provo nell’averla cercata e voluta con tutta l’anima. Del disprezzo che vedo negli occhi di chi mi guarda, mi desidera, mi possiede. Io non cerco emozioni forti, io cerco il nulla dentro di me.
linda, sono affascinanti e preoccupanti le tue multi-personalità ma tu parli di qualcosa di molto più morboso e autodistruttivo rispetto alla tipica sbronza da week-end....
Ora, io non so quante persone abbiamo lo stesso istinto di annullarsi come lo intendi tu... lo trovo cmq angosciante.
linda hai un intelletto e una dialettica da scrittrice,questo mi fa pensare che tu stia cercando spunti per un capitolo che non và avanti tra i commenti del blog,ovviamente se così fosse sarebbe un sollievo per tutti,ma se così non è ,trrova subito la forza di cercare in un gruppo di persone con il medesimo tuo problema l'aiuto o perlomeno la speranza di una vita migliore.
ultima considerazione:qualcosa stride,il tuo post d'apertura sembra veramente la trama di un film scritta sul retro di un dvd da noleggio,se cerchi aiuto devi fare un altro passo,e a leggerti sembre che tu ne abbia le potenzialità senza troppi suggerimenti dall'esterno,la salita stanca ma dall'alto tutto è più chiaro e si vede più lontano.
Linda mi ricorda a tratti Jessica di Heroes, la metà parte cattiva della bionda
Linda tu devi fermarti.E pensare.E trovare qualcosa che ti faccia cercare dentro di te qualcos' altro oltre al nulla.Piano piano dal divertimento si passa alla distruzione se non si procede, se non si compiono degli step...probabilmente hai avuto una grande delusione in amore o nello studio che ti ha fatto bloccare e che ti fa vivere "alla giornata" senza un progetto...cercalo!
credo che il malessere non sia per forza dovuto ad una delusione o ad un fattore scatenante... il non sentirsi adatti o inseriti è la somma di diversi campanelli d'allarme non considerati o interpretati male... ci si ritrova a vivere una condizione che non sentiamo nostra, a scontrarci con una proiezione di noi stessi che non riconosciamo o accettiamo. Imparare a capirci è la cosa più lunga e spesso dolorosa che si possa fare...purtroppo indispensabile.
Mi sa che siamo andati fuori tema...
Ciao Linda, hai mai letto "Undici Minuti" di Paulo Coelho?
Signori e signore lo confesso sono un bluff.
Un personaggio immaginario che vive di parole e lacrime, di pensieri, desideri e paure di una ragazza vera. Finto il gioco degli specchi, gli occhi di un’altra che mi guardano attraverso i miei. Ma il delirio disperato di linda è il mio. Scrivo di un mondo che mi appartiene - lo coloro di buio perché renderlo letterario lo allontana da me.
Druso, perdonami se ho giocato con te. Che sono vera tu lo sai.
sarà, ma a tratti mi fai paura
buon we, non esagerare
druso
...Ras te l'ho detto...hai sbagliato lavoro... fai lo psicologo!!!! guarda qua quanti clienti.. pensaci!!!!! e io faccio il segretario e prendo gli appuntamenti...altro che ingegnere!
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